Cripta delle Opere di Misericordia

Cripta delle Opere di Misericordia
Il fuoco perenne della Chiesa di San Pietro in Vinculis è una modestissima Cripta arricchita da sorprendenti e caratteristici affreschi, vero gioiello di arte, di storia e di fede di Sant' Angelo in Grotte, raggiungibile attraverso una scala collocata all'interno della Chiesa, alla destra dell'entrata.
​​​​​​​Sono affreschi della Scuola senese ed appartenenti all’ arte medievale. In particolari scene si notano reminiscenze delle raffigurazioni architettoniche di Giotto o Lorenzetti. Negli ultimi anni sono stati oggetto di attenzione di studiosi e di artisti molisani e stranieri (Ada Trombetta, Angelo Viti, Elfrilde, Pokony). L’oscura Cripta è di una medievale rudezza. Gli affreschi sono databili alla fine del 1300, disposti lungo le pareti, seguendo l’ordine sacrale tradizionale attraverso il ciclo pittorico che rappresenta le sette opere di misericordia corporale, motivo molto diffuso nel medioevo. In origine le opere di misericordia corporale erano solo sei, quelle sei che Matteo elenca nel suo Vangelo. È Cristo che parla: “Quando verrà il Figlio dell’uomo nella sua Maestà con tutti gli Angeli, si assiderà sul trono della sua gloria. E tutte le nazioni saranno radunate davanti a lui, ma egli separerà le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra ed i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che sono alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste; ero nudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi”. E poi: “ In verità vi dico: ogni volta che avete fatto questo ad uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”.

Solo dopo il Mille, fu aggiunta anche l’opera misericordiosa della sepoltura dei morti, rappresentata in pittura solo dopo il 1330. Successivo, ma non di molto, deve dunque essere questo ciclo pittorico, dove troviamo, come già detto, tutte e sette le opere. Il ciclo termina con la visione della città di Betleem e l’immagine di un astro radiante dal volto umano, forse simbolo della stella cometa: “E tu, Betleem, terra di Giuda, non sei certo la minore delle città di Giuda, perché da te uscirà un capo che guiderà Israele, mio popolo”.
I dipinti furono commissionati dal feudatario dell’epoca. La testa di angelo sotto la rappresentazione della città di Betleem sarebbe un indizio che potrebbe riferirsi al significato onomastico della casata.
In fondo alla cripta c’è un piccolo altare in pietra. Evidentemente ne facevano uso le persone che partecipavano alla celebrazione dell’eucarestia.
Il visitatore e il pellegrino, entrando nella cripta stretta e angusta, avvolta nel cupo silenzio, trovano il modo di riflettere attraverso le raffigurazioni pittoriche ad una eloquente catechesi, la testimonianza operosa della carità che porta al Paradiso, alla Gerusalemme Celeste, rappresentata dalla volta a botte, eloquente metafora del Regno dei Cieli. In contrapposizione a questa, nella parte inferiore delle pareti, troviamo delle raffigurazioni di volti che dovrebbero rappresentare una sorta di inferno dantesco, girone di sofferenze e pene per i condannati. Il percorso che compie il visitatore è quindi un itinerario di purificazione attraverso la carità, è un invito alla conversione, un richiamo forte a perchè apra gli occhi e il cuore ai bisogni dei poveri e alle “nuove povertà” del nostro tempo e compia il gesto di spezzare il “panis caritatis”.

Dal fondo dell’ambiente, proseguendo sulla parete destra e quindi sulla sinistra, sono quindi descritte le sette opere di misericordia corporale:
  1. DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI: viene distribuito il cibo ai poveri. Tre persone sono sedute sotto un portico mentre mangiano; da sinistra si avvicina l’ospite affamato.
  2. DAR DA BERE AGLI ASSETATI: un androne a colonne circonda la scena; un uomo beve da un caratteristico contenitore con becco, mentre una donna offre da bere all’ assetato.
  3. VESTIRE GLI IGNUDI: è la più complessa; in essa un tale esce carico di roba da una casa per vestire gli ignudi. Una donna si sveste del suo vestito per darlo ad un poveretto inginocchiato. In alto, un angelo piomba dal cielo a testa in giù con in mano una pergamena sulla quale si legge la scritta “ubi caritas. . .ibi deus adest”.
  4. OSPITARE I PELLEGRINI: una donna prende per mano l’ospite che è invitato ad entrare in casa. E’ a piedi nudi e porta il sacco sulle spalle.
  5. VISITARE GLI INFERMI: piccole colonne circondano l’ambiente dei malati nel quale viene fatta visita al sofferente che giace su un letto mentre tende la mano alla bevanda che gli viene offerta da un visitatore.
  6. VISITARE I CARCERATI: la prigione è una torre di pietre squadrate con una finestra a sbarre. Alla porta bussa un uomo con il recipiente per il ristoro al carcerato. Enigmatica è l’immagine di una figura con un libro sulle ginocchia.
  7. SEPPELLIRE I MORTI: i morti vengono seppelliti dentro o davanti una piccola cappella. A fianco della croce un folto gruppo di monaci oranti di cui uno legge e uno agita il turibolo.
    Il ciclo delle sette opere di misericordia termina con veduta della città di Betleem. Segue un grande sole di fuoco, di vita, di luce e di eternità.
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