Notizie storiche


​​​​​​​ORIGINE E DENOMINAZIONE

Il nome deriva a questo Comune da una chiesa votiva all’Arcangelo, la quale attrasse i coloni delle terre vicine e formò il primo nucleo dell’abitato. Era detto “S. Angelo di Badianosa” nel secolo XII; “S. Angelo in Criptulis” nel secolo XIII; “S. Angelo d’Isernia” nel secolo XVI; “S. Angelo in Grottola” in tempi a noi più prossimi. L’aggiunto è reso indispensabile per distinguere il Comune così da S. Angelo del Pesco e S. Angelo Limosano nella nostra provincia, ma da altri sedici S.Angelo disseminati nell’attuale territorio italiano. Il Comune non ha stemma particolare.



POPOLAZIONE

Fuochi 79 nel 1532; 86 nel 1545; 88 nel 1561; 119 nel 1595; 105 nel 1648; 67 nel 1669. Abitanti 954 nel 1795; 1488 nel 1835; 1678 nel 1861; 2148 nel 1901; 2024 nel 1911.

NOTIZIE FEUDALI

La notizia più remota che abbiasi di questo Comune è del secolo XII, allorché n’erano signori feudali Enrico e Gualtiero (390).
Non può aversi dubbio che la costoro discendenza si perpetuasse nel dominio del feudo, assumendo per cognome il nome Santangelo del feudo. Qualche antico storiografo, però, pretende che Badianosa fosse il prenome originario della stirpe e Ferrante della Marra, duca della Guardia, genealogista delle famiglie storiche apparentate con la propria, che darebbe i nomi di parecchi titolari Santangelo per S. Angelo:

  • Enrico di Badianosa (o di Santangelo) fu il primo titolare del feudo ed ebbe a successore il figlio Simone;
  • Simone, vivente nel 1239, era signore pur di Cameli (ora S. Elena Sannita) e Montagano e lasciò due figli Nicola ed Enrico;
  • Nicola fu erede dei feudi: quel Cola di Montavano menzionato dal Summonte, di cui si parla nella monografia di Montagano. Morì nel 1277;
  • Simone ebbe brighe con l’abate di Faifola, che fui poi papa Celestino V (di cui si dà la biografia nella monografia di San Angelo limosano). Simone pretendeva dall’abate il giuramento di fedeltà pei casali di Corneto e San Benedetto, non volendo riconoscere che l’abate li avesse retrocessi al Re consegnandoli al Giustiziere di Terra e Lavoro (391);
  • Corrado, figlio di Simone e consorte di Alferana Caracciolo sposata nel 1278;
  • Francesco, genero di Corrado, il quale morì senza prole. Francesco morì nel 1306 lasciando tre figli: Nicola, Simone, Bartolomeo;
  • Nicola ebbe in moglie Taddea…, che gli procreò Angelo e Tommasa. Tommasa passò in nozze con Andrea Abenacolo ed ebbe in dotario il Casale di Bottone;
  • Angelo, Ciambellano e Consigliere di Re Roberto D’Angiò, Giustiziere di Terra di Lavoro e Contado di Molise, nel 1325 partecipò alla spedizione di Sicilia, al seguito del Duca di Calabria e nel 1339 fu elevato alla dignità di Capitano Generale. Era in vita nel 1346, avendi in tale anno ricevuto in dono il castello della Posta dalla Regina Giovanna I. Ebbe tre figli: Filippo, Tommaso e Giacomo;
  • Filippo su signore di S. Angelo, Cameli, Cantalupo, Morrone e Putrella, e nel 1373 di Ferrazzano. Ciambellano e consigliere di Carlo III di Durazzo, morì in tarda età nel 1404; ebbe a consorte una sorella del Conte di Sarno Antonio di Beaufort, detto “Villanuccio”, che gli procreò quattro figli: Angelo, Antonio (poi Conte di Sarno), Mario e Francesco;
  • Angelo, oltre che dei feudi paterni, fu pur signore di Colledanchise e Matrice, ed avendo perduto senza prole l’unico figlio Filippo (marito  Caterina di Montagano) fece erede dei feudi il nipote Carlo, figlio del fratello Francesco. Il R. Assenso porta la data del 19 giugno 1419;
  • Carlo fu l’ultimo titolare della stirpe. Il De Sanctis (392) notando il tramonto di questa stirpe tre volte secolare, dichiara non saper “giudicar’altro della sua total rovina, ch’essendo nell’anno 1426 già dichiarato ribelle di detta Regina Giovanna II, Marino Santangelo Conte di Sarno, e privato dello stati e della Contea, fù dal regno bandito: seguisse anch’egli le sue parti nella ribellione detto Carluccio Santangelo suo cugino (392), figliuolo di Francesco; che veramente, per quel che si legge, par che non troppo questa Casa gustasse l’odor dè Gigli”.
    Carlo Santangelo, privato dei feudi, trascorse la vita a Napoli e Ferrazzano (nella cui Numerazione del 1447 fu annoverato presente), ed in Ferrazzano prese infine stabile dimora, proseguendo la stirpe che doveva poi rifulgere di nuova luce nel secolo XIX (394).
    L’arme di casa Santangelo: un campo superiore di oro e un campo inferiore di argento: nel primo un rastrello di rosso, nel secondo quattro cappelletti di argento. Lo scudo è sormontato da una aquila. Esso è dipinto nella cappella dei Santangelo fondata dagli stessi nel 1593 nella parrocchiale di Ferrazzano.
Tra il 1424 e il 1427 S. Angelo in Grotte passò feudo a Giacomo Caldora, il cui figlio Antonio ne fu privato nel 1442. Nella monografia di Trivento, nel II volume, nelle monografie di Castel del Giudice e di Carpinone nel presente, si espone la vita di questi famosi personaggi.
Nel 1443 S. Angelo in Grotte fu concessa a Paolo di Sangro, in seguito alle benemerenze da lui acquisite – nella battaglia di Sessano – verso la dinastia aragonese. Paolo di Sangro (di cui si tesse la biografia nella monografia di Morrone, nel IV volume) donò il feudo al proprio germano Princivalle, correndo il 1450. S. Angelo in Grotte rimase alla casa di Sangro fino al 1495. Dei Sangro si danno notizie araldiche e nobiliari nella monografia di Casacalenda nel IV volume.
Caduti i di Sangro in disgrazia per aver parteggiato per Carlo VIII di Francia, Ferrante II d’Aragona con diploma del 9 febbraio 1496 assegnò S. Angelo in Grotte alla città di Isernia, la quale lo gestì a propria utilità sino al 1507, quando Ferdinando il Cattolico lo assegnò, a sua volta, a Berardino di Sangro della discendenza di Paolo.


Nel 1551 gli aventi causa di Berardino di Sangro venderono S. Angelo alla famiglia Capace, di cui forniamo i ragguagli nella monografia di Collotorto nel IV volume. Essi, però, tennero la signoria di S. Angelo per non oltre due anni, poiché i di Sangro sperimentarono utilmente il diritto del retrovendendo, e Gianfrancesco di Sangro nel 1553 rivendè il feudo a Caterina Sesto.
Nel 1564 S. Angelo era in testa alla famiglia Caracciolo, della quale estendiamo le notizie feudali ed araldiche nella monografia di Agnone. Di essa sono noti quali titolari per S. Angelo: Cesare, acquirente; Francesco, che la comprò da Cesare nel 1585; Pasquale, che la vendè nel 1621.

Compratore nel 1661 fu Berardino Summoya o Sommaia, fiorentino per 20000 ducati. I Summoia detennero in feudo S. Angelo insino al 1670 e ne furono titolari Berardino, Carlo ed il suo successore.

Nel 1670 S. Angelo era dominio della famiglia Franco, col titolo marchesale sul luogo, la quale ne fu signora insino al 1740.

Nel 1740, previa perizia del tabulario de Lellis, il feudo fu comprato dai Mormile, duchi di Castelpagano, i quali ne conservarono il dominio fino al 1781. Della famiglia Mormile si danno notizie storiche e biografiche nella monografia di Campochiaro nel presente volume.

Esposta all’asta, dopo apprezzo dell’ing. Valvitelli, S. Angelo in Grotte rimase aggiudicata, col relativo titolo, a Nicola Centomani.
L’Università promosse istanza alla R. Camera per la proclamazione al demanio, cui poco appresso venne ammessa mediante l’esborso di 18000 ducati. L’acquirente si acchetò, ma iniziò giudizio contro l’università perché venisse condannata a ricomprare pur anche il molino in agro di Macchiagodena: e il giudizio venne proseguito dai di lui figli ed eredi Gaetano e Francesco, e durò insino al 1830.

NOTIZIE ECCLESIASTICHE

S. Angelo in Grotte appartiene alla diocesi di Bojano. Comprende una sola parrocchia sotto il titolo di S. Pietro in Vincoli. Il patrono comunale è S. Michele Arcangelo, la cui festa si celebra l’8 maggio.

Le chiese sono:

  • S. Pietro in Vinculis
    è stata ricostruita sul perimetro dell’antica parrocchiale quasi dalle fondamenta, e compiuta nel 1883. Consta di una sola nave lunga 2,5 m, larga 9 m ed alta 13 m.
  • Sacro Cuore
    edificata nel 1873, ad iniziativa e spesa dei fedeli, ad una sola nave di modeste proporzioni.
  • Grotta di San Michele Arcangelo
    riedificata ed ampliata nel 1890 sulle vestigia dell’antica, con l’obolo degli emigrati nelle Americhe e ad iniziativa del sac. Pasquale Armenti, attuale arciprete.

La serie degli arcipreti:
Paolella Francesco (1675 – 1683); Diamenda Saverio (1683 – 1703); De Tesauro Giuseppe (1703 – 1715); Petrecca Gennaro (1715 – 1722); Iagallo Giovanni ec. cur. (1722 – 1723); D’Aloja Giovanni di Macchiagodena (1723 – 1730); Fiello Vincenzo (1730 – 1772); Fiello Modesto ec. cur. (1772 – 1774); Giancola Girolamo di Castelpetroso (1774 – 1790); Mucciarone Marco ec. cur. (1790 – 1791); Fiello Modesto (1791 – 1807); Bertone Giuseppe ec. cur. (1807 – 1813); Mucciarone Marco (1813 – 1826); Bertone Ignazio ec. cur. (1826 – 1827); Pizzanelli Amato di Macchiagodena ec. cur. (1827); Giuliani Michele ec. cur. (1827); Lanese Pasquale ec. cur. (1827); Bertone Ignazio ec. cur. (1828); Bertone Pasquale ec. cur. (1828); P. Paolo da Morcone ec. cur. (1829); Sisto Bartolomeo ec. cur. (1830); Gentile Vincenzo di Macchiagodena ec. cur. (1830 – 1834); Perrella Tito da Cantalupo ec. cur. (1834 – 1836); Fontana Pietro ec. cur. (1836); Giancola Giuseppe di Castelpetroso (1836 – 1837); Rizzi Eugenio da Roccamandolfi (1838 – 1870); Taddei Federico ec. cur. (1870 – 1872) e arc. (1872 – 1892); Armenti Pasquale da Castelpetroso (1892 - …..)

NOTIZIE AMMINISTRATIVE

S. Angelo in Grotte è stato sempre Comune molisano. Nel 1799 venne ascritto al Dipartimento del Sangro ed al Cantone di Agnone. Nel 1807 fu compreso nel Distretto (già Circondario) d’Isernia, ed assegnato al Governo di Castelpetroso. Soppresso questo con R.D. 11 agosto 1815 ed istituito il Circondario (ora Mandamento) di Cantalupo, S. Angelo passò a farne parte, e ad esso tuttora appartiene.
Il Comune ha nella propria giurisdizione territoriale una sola frazione: Cretara, della quale si tratta in fine della presente monografia.
Il Comune è in sede di proprietà comunale.

La serie dei sindaci:
Bertone Gennaro (1807 - 1810); Mucciarone Felice (1811 – 1812); Spiccati F. (1813 – 1814); Taddei Felice (1815 – 1816); Bertone Pietrangelo (1817 – 1821); Bertone Angelo (1822 – 1824); Bertone Giorgio (1825 – 1827); Mucciarone Sebastiano (1828 – 1831); Bertone Francesco (1832 – 1833); Lombardi Ferdinando (1834 – 1836); Bertone Giorgio (1837 – 1839); Taddei Saverio (1840 – 1842); Lombardi Giuseppe (1843 – 1845); Marano Serafino (1846 – 1849); Bertone Elia (1850 – 1852); Bertone Tobia (1853 – 1854); Giancola Giovanni (1855 – 1856); Bertone Ascanio (1857 – 1858); Bertone Ferdinando (1859 – 1860); Fiello Emilio (1861); Iadisernia Giovanni (1862 -1864); Fiello Domenico (1865 – 1866); Iadisernia Giovanni (1867 – 1869); Bertone Elia (1870); D’Aloia Nunzio (1871); Bertone Michele (1872 – 1873); Iadisernia Michele (1874 – 1876); Bertone Michele (1877); Marano Giuseppantonio (1878 – 1879); Bertone Michele (1880 – 1881); Venditti Pietro (1882 – 1887); Taddei Luigi (1888 – 1890); Taddei Giuseppe (1891 – 1896); Bertone Raffaele (1897 – 1899); D’Aloia Michele (1900 – 1902); Taddei Giuseppe (1903 – 1905); Bertone Francesco (1906); Biondo Letterio di Messina R. Comm. (1906 – 1907); Taddei Giuseppe (1907 – 1908); Bertone dott. Nicola (1909 – 19..).

COLLEGIO ELETTORALE

S. Angelo in Grotte appartiene dal 1861 al Collegio elettorale di Bojano. Nel periodo dal 1882 al 1891 fece parte del Collegio di Campobasso.

AGENZIA DELLE IMPOSTE

Bojano.

UFFICIO DEL REGISTRO

Bojano.

ISTITUZIONI ECONOMICHE E DI BENEDICENZA

    • Congregazione di Carità – Dispone della rendita di L. 1106, gravata di L. 39,58 di contributo provinciale. Così dal bilancio del 1914.
    • Monte Frumentario – Istituito nel 1841, nel 1850 possedeva un capitale di grano di tomoli 773, oggetto di gravi malversazioni in tempi ulteriori. Nel bilancio del 1902 la sua rendita era valutata in L. 40,32 oberata di L. 1,78 di contributo provinciale. Nel 1911 pendevano gli atti per la reintegrazione dell’ente, che poteva dirsi inesistente.

ILLUMINAZIONE PUBBLICA

Ad energia elettrica dal 1° marzo 1909, fornita dalla locale officina generatrice della ditta Rocco Cecere.

CIMITERO

E’ stato costruito nel 1900, a mezza costa, a pari distanza dall’abitato e dalla frazione di Cretara. Non contiene cappelle private.


INDUSTRIE LOCALI

    • Officina elettrica (ditta Rocco Cecere) – Sorge nella contrada denominata dei SS. Filippo e Giacomo, in agro di Sant’ Angelo in Grotte, in riva al torrente Rio, sul posto dell’antico molino idraulico già di proprietà dei Rossi, marchesi di Castelpetroso. E’ stata modificata nel 1908 con macchinario elettrico della ditta Siemens e C. residenti in Roma, e macchinario idraulico della ditta Ing. A. Riva e C. di Milano, conforme il progetto dovuto allo stesso proprietario. L‘officina dispone della forza di circa 60 cavalli nominali e l’energia viene adibita all’illuminazione privata e pubblica di Macchiagodena, Sant’Angelo in Grotte e le case di Bertoni (gruppo di abitazioni pertinenti alla frazione Cretara) e per la forza motrice allo stabilimento industriale della stessa ditta a Macchiagodena.

FRAZIONE DEL COMUNE

    • Cretara – Si volge a mezza costa del monte su cui torreggia S. Angelo, ed è molto pittoresca per la florida vegetazione che corona le sue case sparse in gruppi nei declivi. Una chiesa dedicata ai SS. Apostoli Filippo e Giacomo – che funziona da vice parrocchiale per l’amministrazione dei SS. Sacramenti – vi fu edificata verso il 1860 da un devoto del luogo – Giuseppe Palumbo – che andò raccogliendo all’uopo le offerte in tutta la provincia.
Dal 1912 Cretara ha l’ufficio fono/telegrafico.
Cagnacci, Bertoni, S. Maria e Pizzillitti sono peculiari di altrettanti aggruppamenti di case nelle adiacenze di Cretara.