La Grotta di San Michele Arcangelo, riedificata ed ampliata nel 1890 sulle vestigia dell'antica, è meta di visitatori è di pellegrini per tutta la durata dell'anno, dove l'osservatore attento può sperimentare il legame tra l'uomo e la natura, quale espressione di un unico disegno del Dio creatore. Sin dall'antichità, la venerazione dell'Arcangelo Michele aveva una grande direttrice: Monte Sant'Angelo al Gargano, Sant'Angelo in Grotte, Sant'Angelo in Toscana e Mont Saint Michel in Francia. I valorosi cavalieri e guerrieri lo invocavano per le loro imprese e per essere liberati dal male recandosi nei luoghi suddetti. Il culto dell'Arcangelo divenne ancora piu' popolare durante le crociate. Il Paese ha lontane origini nella storia Longobarda e soprattutto il nome indica che qui era già presente un insediamento di Longobardi ai quali era caro l’Arcangelo Michele sotto forma di eroe. In questa parte del Ducato diffusero il culto dell’Arcangelo dopo le apparizioni di San Michele sul Gargano al Vescovo di Siponto, San Lorenzo Maiorano, nel 490/92/93. Fu allora che il popolo di Sant’Angelo eresse a luogo di culto una caverna esposta a oriente sulle pendici dell’abitato. Per il Giubileo del 2000 la Grotta di San Michele è stata inserita dalla CEAM tra i luoghi giubilari per un itinerario penitenziario.
L’esterno della Grotta, con finestroni gotici, appare in tutta la sua bellezza: il verde degli alberi di leccio e dei cipressi che svettano verso il cielo si confondono con il campanile di pietra bianca, alla sommità del quale, in quattro grandi aperture ad arco, sono sistemate le campane. Una grotta con la Madonna di Lourdes, nelle immediate vicinanze, è richiamo ad ogni credente perché nella lotta quotidiana contro il male, guardando all‘Immacolata, si ritorni all’originale innocenza. Una scalinata si erge a destra e a sinistra della Grotta: i pellegrini salgono e scendono per essa, recitando la coroncina all’Arcangelo per implorare dal Signore grazie e benedizioni.
Due massicce porte di bronzo, con pannelli ad altorilievo finemente e artisticamente lavorati, danno l’accesso alla Grotta. La prima porta, quella più grande, opera dello scultore toscano Urbano Buratti, è divisa in quattro grandi pannelli raffiguranti episodi angelici del Vecchio Testamento: la creazione (1° pannello in alto); la lotta dell’Arcangelo contro il drago (2° pannello); il sacrificio di Isacco (3° pannello); la cacciata dal Paradiso (4° pannello). La seconda porta, opera dello scultore abruzzese Giuseppe Madonna, è in un unico grande pannello raffigurante varie categorie di persone in atto di entrare nella Grotta sotto la protezione dell’Arcangelo.
Ci si immerge così all’interno della Grotta, dove, come si faceva notare poc’anzi, la natura e l’intelligenza dell’uomo si completano a vicenda. Si rimane incantati e con una forte carica di emozione nel vedere questa roccia incavata, con fessure e stalattiti formatisi con l’acqua che discende dalle rocce di colore verde e rosa. Tutto l’insieme della Grotta, nella sua sobrietà, richiama a una spiritualità fortemente interiorizzata. Le prime notizie storiche risalgono intorno all’800 d.C., periodo in cui la Grotta di San Michele attrasse gli abitanti delle terre vicine e lontane dando vita al primo nucleo abitato. Entrando nella Grotta, si nota subito, un “pozzo” nel quale si raccoglie l’acqua che stilla dalla viva roccia. A fianco del pozzo è collocata una vasca di battistero a forma cilindrica, in pietra, recante sul bordo una scritta in latino, indecifrabile per via dei colpi di martello inferti probabilmente da persone che non ne vedevano l’importanza. La Statua, di autore ignoto, molto pesante, raffigura l’Arcangelo nell’atteggiamento del militare e guerriero vittorioso che calpesta il Diavolo in forma di mostro ripugnante e che, secondo la tradizione locale, avrebbe sembianze femminili e finache un nome, Peppinella.
Il trono, in mattoni antichi, progettato dall’Architetto Franco Valente, studioso, scrittore e critico d’arte, realizzato da valenti artigiani locali, è circondato d’intorno da 9 formelle in bronzo con altrettante scene angeliche tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento. La mensa dell’altare poggia su un grande basamento di roccia locale. L’Arcangelo Michele, il cui nome in ebraico Mikael = chi come Dio, ricorre più volte nella Sacra Scrittura. E’ detto “capo supremo” nel libro del profeta Daniele (10,13).
All’ingresso della Grotta sulla sinistra in alto, vi è una piccola base di pietra sulla quale poggia un quadro di S. Francesco pellegrino al Gargano nel 1216 e, sul pavimento in pietra, è incisa una croce a ricordo del segno di croce in forma di Tau che il poverello d’Assisi incise all’ingresso della Grotta al Gargano, ritenendosi indegno di entrarvi. Sono molte le indicazioni storiche che inducono a pensare che San Francesco, nel corso del suo Cammino fino a Monte Sant’Angelo, abbia fatto visita anche alla Grotta presente qui in Molise.